«La vulnerabilità è il mezzo di contatto tra noi, ciò che possiamo riscontrare in ognuno. Prima ancora di essere creature sessuate, siamo creature vulnerabili»
Adam Phillips, Barbara Taylor, Elogio della gentilezza
«Sono fragili» scrive Eugenio Borgna nel suo La fragilità che è in noi, «e si rompono facilmente, non solo quelle che sono le nostre emozioni e le nostre ragioni di vita, le nostre inquietudini, le nostre tristezze e i nostri slanci del cuore; ma sono fragili, e si dissolvono facilmente anche le nostre parole.»
Il malcapitato lettore potrebbe pensare di essersi imbattuto nell’incipit più sfortunato per un libello che si propone di aiutarlo a superare il trauma della pandemia. Eppure, lo sappiamo fin troppo bene per averlo tante volte vissuto, siamo davvero fragili noi umani ed evanescenti sono le nostre parole, a maggior ragione quelle digitali di un eBook. Ci dimentichiamo però “volentieri della nostra fragilità, la rimuoviamo, come dice più elegantemente la psicoanalisi. Avremmo fatto anche volentieri a meno che venisse a ricordarcela un virus, una struttura organica infettiva infinitesimale, che non fa neanche parte degli esseri viventi ma si colloca «nella zona crepuscolare tra gli esseri viventi e la materia inanimata» (Valerio Rossi Albertini, Conosci il tuo nemico). Eppure in pieno Ventunesimo secolo, dopo essere già da tempo sbarcati sulla Luna, aver inviato sonde su Marte e addirittura al di fuori del nostro sistema solare, siamo (stati) costretti a rimanere chiusi in casa per colpa di un virus. […]
(Giuliano Castigliego, Il coraggio della fragilità)