La rete e i social media co-evolvono con la nostra mente e le scienze che la studiano..
Da un lato, infatti sono sempre più numerosi gli studi che dimostrano come internet e i media sociali – rivoluzionando il nostro modo di lavorare e di apprendere – abbiano la capacità di interferire con il nostro comportamento e di indurre delle trasformazioni che comportano conseguenze sulla nostra mente, le nostre strutture cerebrali e la nostra stessa identità.
Dall’altro lato però il web si sta confermando un prezioso strumento di lavoro nelle mani di molti psichiatri, psicanalisti, psicologi e psicoterapeuti che si sono aperti con ottimismo al digitale, riscontrandovi notevoli possibilità non solo per la comunicazione, l’informazione e la formazione in campo psicologico e psichiatrico ma anche per la consulenza, la psicoterapia e i rapporti diretti in genere con pazienti e colleghi. Già oggi in molti Paesi soprattutto di matrice culturale anglosassone gli strumenti tipici dei network sociali e della comunicazione digitale vengono utilizzati con continuità nella cura dei pazienti (eTherapy).
Ma cosa accade su questo fronte nel nostro Paese? Ad oggi non vi sono dati certi, né sono stati effettuati degli studi sufficientemente ampli in proposito, ma la sensazione è che – come spesso accade in Italia – la realtà sia certamente più viva di quanto non mostrino dati e pubblicazioni ufficiali o le prese di posizione di enti e rappresentanti di categoria.
Questa è l’impressione dei ricercatori e delle ricercatrici che operano con l’associazione Uma.na.mente che hanno scelto timu per una nuova iniziativa di ricerca scientifica sulla psicoterapia online. Su timu saranno raccolte infatti esperienze personali per arricchire tale ricerca a partire dalla valutazione complessiva personale da parte degli utenti di timu della relazione di cura o confronto online sperimentata.
L’intento è quello di stimolare colleghi psichiatri e psicologi, studiosi e ricercatori, ma soprattutto semplici cittadini, che oggi utilizzano quotidianamente o hanno utilizzato la Rete come strumento di lavoro e di ricerca nell’ambito delle scienze psicologiche e psichiatriche. Ciascun@ di loro è invitat@ a farsi avanti per raccontare quello che fa o ha fatto, con lo scopo di condividere la prpria esperienza con gli altri e arrichire una galleria di problemi comuni e relative soluzioni.
Invitiamo dunque ogni interessat@ a dare il proprio contributo e partecipare all’inchiesta.
Per farlo basta pubblicare la propria esperienza. Ad esempio si può raccontare come è nato il proprio bisogno di cercare aiuto psicologico in rete, quali fattori sono stati maggiormente d’aiuto (ad esempio il fatto di non doversi muovere da casa, di sentirsi protett@ dalla “mediazione” dei computer) e quali invece sono stati gli ostacoli (ad esempio la mancanza di un contatto diretto).
Anche i mezzi e gli strumenti della comunicazione digitale coinvolti possono essere i più svariati: dall’hardware (pc, smartphone, tablet, telefono); al software (Skype, email, Messenger, blog, forum e altro). Così come non vi sono limiti nella forma prescelta per il racconto (che può essere fornito anche attraverso pseudonimi).
Il risultato sarà un affresco ampio e complesso delle nuove modalità di applicazione e delle possibili trasformazioni future della psicoterapia online nel nostro Paese
Una importante occasione di confronto sui primi risultati dell’inchiesta si avrà il prossimo 29 settembre alla Villa Morando di Lograto sede di un congresso dedicato al tema quanto mai attuale del multitasking, ovvero a “come la rete e i social media stanno cambiando la nostra mente e le scienze che la curano”. Nell’incontro si farà anche il punto dei possibili sviluppi della psicoterapia verso il digitale. Vi parteciperanno psichiatri, psicanalisti, psicologi e psicoterapeuti di fama internazionale, ma anche intellettuali come Luca De Biase che da tempo si interrogano sui mutamenti indotti dai nuovi media nella nostra società.
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