In questi sei magnifici, ironici racconti Alberto Asor Rosa tratteggia , con la sua elegante scrittura, sei personaggi non inquadrabili in una conclamata psicopatologia, ma alle prese con le loro vite “qualsiasi”, cristallizzate in una impossibilità di fare i conti con il tempo che passa: così Aristide pensa di dover morire in ogni istante della sua vita e ha pianificato la sua intera esistenza intorno a uno di questi momenti fatali; Tonino invece e’ convinto chenon invecchiera’ mai, fino a che un incontro “casuale” gli restituisce il peso di tutti gli anni che ha sulle spalle; Tommaso non immagina neppure che l’ amore esista al di fuori dei suoi libri…
Eppure anche queste vite , tenute in scacco dalla paura orese incolori da un’indifferenza che sembra inattaccabile, all’improvviso possono essere illuminate dalla più elementare -eppure più difficile-delle epifanie: scoprire che si può o si deve morire aumenta la carica degli affetti e fa nascere struggenti storie d’amore per la vita.
L’ errore fondamentale e’ inteso allora come l’ allontanamento sistematico dal flusso della vita, dalle esperienze,dai legami e, certo, dal rischio di provare il dolore, la delusione, ma anche la gioia, l’ appagamento ovvero ilsenso di essere vivi.
Questi racconti sembrano proprio sottolineare l’ importanza dei processi di separazione /individuazione per garantirci un buon adattamento ai cambiamenti che la vita ci richiede per sentirci vivi e sono un prezioso apprendistato all’arte del congedo.
Recensione di Rosa Della Bona