@quisques: .@DanteSommoPoeta @mycoplasma_
In questi giorni si combatte indarno
Per la democrazia di popol nostro
Che parmi offesa da colui ch’è d’Arno
Non sono d’accordo col contenuto, ma questo tweet simil-dantesco mi ha fatto ritrovare un po’ di speranza dopo le tagliole, manate, spintonate, gli insulti volgari, violenti, sessisti alla Camera e sui SN, la bagarre da stadio di ieri in Parlamento.
Come al solito, quando alla politica saltano i nervi, riusciamo a vedere quello che sappiamo ma che non vogliamo vedere del nostro Paese. Che cioè sotto la retorica dei discorsi istituzionali, il buonismo falso degli appelli di coscienza, l’ipercorrettezza di espressioni verbali vuote, la superficiale paciosità delle strette di mano, l’allegria forzata degli happy hours e delle cene di rito, regnano la rabbia dei tanti che non arrivano a fine mese, la faziosità di chi vede solo la parte e mai l’intero, la volgarità delle immagini e dei messaggi pubblicitari, la paura irrazionale di ogni cambiamento, l’infantilismo del “ha cominciato prima lui”, il sessismo che umilia ogni giorno le donne e che solo noi maschi ci ostiniamo a non vedere, il risentimento di chi teme di perdere briciole di potere, l’astio e l’invidia di chi non riesce, il livore del vaffanculo, l’odio di chi boicotta tutto e non costruisce niente. E sopra ogni cosa quel tono arrogante, intollerante, volgare e violento che denuncia e condanna senza appello l’altro e scusa sé stesso e l’amico (di partito, famiglia, circolo o consorteria). Per cui ogni consesso è un tribunale in cui si possono solo invertir le parti, da accusato a accusatore e viceversa. E mai ci si può sedere insieme tutti nello stesso banco, soggetti ad una legge comune, severa di giustizia ed umana di comprensione. Mai ci si ritrova nello stesso tono – non dico pacato, ma almeno decente e rispettoso – che è anche quello che fà la musica.
@Bibolotty: Credo che la situazione del #Paese non richieda più battute ma una seria riflessione sui “modi”. Per non parlare dei contenuti #opencamera
@giuliavaldi: @Bibolotty e i modi di cui parli non sono affatto “forma” ma “sostanza” #opencamera
Ecco allora perché mi sembra così importante e bella la regola del “parmi”.
Non si può certo chiedere ai nostri parlamentari di scriver versi anziché di farli, com’è purtroppo costume di molti di loro (e di noi). Anche perché bisognerebbe poi rispettarne i gusti, che son sempre soggettivi: chi ama Petrarca, chi Cecco Angiolieri, chi Alfred Jarry… (quello dell’Ubu re). Ma si potrebbe rendere obbligatorio – naturalmente previo apposito dibattito contingentato in terzine – l’uso del “parmi” all’inizio dell’intervento di ogni deputato e capo-partito. Vi immaginate Grillo tuonare: “Parmi Napolitano Morfeo”. Berlusconi scagliarsi contro i magistrati “parmi comunisti”. Come ogni regola, anche quella del “parmi” vuole la sua eccezione: sarebbe da vietare per ridondanza a Letta che dovrebbe rispolverare piuttosto “La cena delle beffe” ed esordire alla Amedeo Nazzari con un gajardo: “chi non beve con me, peste lo colga”.
Giuliano Castigliego
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