Ti invitiamo a partecipare al dibattito Twitter sul tema della violenza sulle donne
Martedì 8 giugno 21-22,30 #violentamore
«Un uomo sui trent’anni appare come un individuo giovanile, non del tutto formato, che ci aspettiamo saprà sfruttare energicamente le possibilità di sviluppo apertegli dall’analisi. Una donna della stessa età invece ci spaventa di frequente per la sua rigidità e immutabilità psichiche. La sua libido ha occupato posizioni definitive e sembra incapace di lasciarle per altre. Non ci sono vie verso un ulteriore sviluppo; è come se l’intero processo avesse già fatto il suo corso e rimanesse d’ora in avanti inaccessibile a ogni influenza, o meglio, come se il difficile sviluppo verso la femminilità avesse esaurito le possibilità della persona.»
Così scrive Freud nella lezione 33, La femminilità, della sua Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni) nel 1932.
Proprio da qui, nel 1971, prende le mosse la riflessione di Carla Lonzi e poi del femminismo a proposito della psicoanalisi e della situazione storico-politica delle donne.
Il testo di Freud conferma, se ce ne fosse bisogno, di quanto possano essere figli del loro tempo, e dunque limitati, anche i geni, soprattutto se presi dal sacro fuoco di spiegare l’oggetto di studio, niente meno che la femminilità in questo caso, unicamente sulla base della disciplina da loro coltivata o addirittura creata, senza tener in alcun conto aspetti storici, sociali e culturali.
A meno di cento anni di distanza questo passo di Freud potrebbe a buon diritto essere capovolto. Ci potremmo cioè chiedere se non sia piuttosto l’uomo odierno, impaurito e indebolito di fronte a un patriarcato che si sta finalmente anche se lentamente sgretolando grazie alle battaglie femministe degli ultimi decenni, a dimostrare rigidità e immutabilità
psichiche inquietanti. Premessa l’ovvia constatazione che non tutti gli uomini sono uguali né lo sono le legislazioni e le culture delle diverse nazioni, si rimane non solo sconvolti dalla brutalità dei feminicidi messi in atto dagli uomini (1 ogni 3 giorni nel nostro paese) ma sbigottiti dalla paura, subitamente trasformata in rabbia o addirittura in odio, con cui tanti uomini italiani accolgono o meglio si rifiutano di accogliere aggiornamenti anche minimi (classico esempio quello dei sostantivi al femminile) ormai scontati in molti altri paesi europei. Tra l’opposizione infantile all’uso di Presidentessa e il feminicidio si colloca l’ampia gamma di un sessismo quotidiano che va da quello becero da strada a quello pseudo intellettuale dei manel e del mansplaining, alle disparità retributive di genere fino alle molestie verbali, fisiche per arrivare alla violenza sessuale.
Anziché condannare a posteriori (certo, è necessaria anche la condanna) gridare slogan e hashtag (certo, è necessario anche l’#) vogliamo leggere brani sul tema, commentarli, scambiare e condividere riflessioni con tutte soprattutto tutti coloro che lo vorranno per contribuire, anche se in misura modestissima, a far tramontare definitivamente patriarcato e sessismo e a far cessare la violenza sulle donne. Sarà questo, la violenza contro le donne, diventata ormai vera emergenza nazionale, il focus principale del nostro primo incontro.
Saranno proposti brani tratti dagli scritti di Lea Melandri, Pierre Bourdieu, Stefano Ciccone, Dusty Miller e altre/i sui temi del patriarcato, della violenza nel rapporto maschio/femmina, del disorientamento maschile di fronte alla nuova condizione femminile, delle conseguenze psichiche a lungo termine della violenza sulle donne. Posteremo i brani il giorno precedente al dibattito Twitter sul sito http://www.umanamenteonline.it
Grazie fin d’ora per l’attenzione e la partecipazione
Laura Bocci
Giuliano Castigliego